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giovedì 17 luglio 2014

Maria e lo scapolare




Maria e lo scapolare

 

            Il culto mariano, inscindibile da quello cristiano, si articola praticamente, sia in modo ufficiale mediante le celebrazioni lungo l'anno liturgico, sia in modo privato, con svariate forme di pietà popolare. Tra queste figurano i così detti "scapolari mariani"; spontanee espressioni d'amore e di fiducia, che a modo loro recano un valido contributo al culto d'iperdulia, riservato alla beata Vergine a motivo della sua singolare dignità quale "Madre di Dio".

            Il più antico, venerato e diffuso è lo Scapolare della Madonna del Carmelo o Scapolare carmelitano. Adottato dai primi eremiti, stanziati sul Monte Carmelo verso la fine del secolo XII, lo Scapolare figurò, prima, come una delle cinque parti ( tonaca, scapolare, mantello, cinghia di cuoio, bastone), poi come segno dell'abito carmelitano come tale. Esso, detto anche superumerale, consisteva in una lunga striscia rettangolare con un'apertura al centro per introdurvi la testa; una parte cadeva a coprire il dorso, l'altra il petto fino ai reni. Nella seconda metà del secolo XIII vi si attribuì un triplice significato simbolico.

            Innanzitutto un simbolismo religioso, per il fatto che presentava la foggia di vestire propria di una persona consacrata al servizio di Dio. Esso ricordava gli obblighi della consacrazione ed era segno della fedeltà ad essa. Sbarazzarsi dello scapolare equivaleva giuridicamente al rifiuto della disciplina monastica e alla diserzione dall'Ordine.

            Abbiamo, poi, un simbolismo cristologico con cui si vede nello scapolare un segno chiaro del "giogo di Cristo" portato giorno e notte, e, dunque, una eloquente espressione della obbedienza religiosa.

            Il terzo simbolismo è mariano e fa riferimento concreto alla Madonna. All'interno di questo simbolismo lo scapolare fu chiamato "abito di Maria" e "sacramento" del suo amore per noi.

           

            Nel parlare di abito di Maria non si intende, evidentemente, l'abito materiale, si vuole piuttosto indicare il suo modo di essere interiore e il complesso delle virtù esimie di cui è "rivestita", in modo particolare la sua umiltà e semplicità, di cui l'Abitino sarebbe una "abbreviata" e simbolica espressione. Ma con "abito di Maria" si vuole anche affermare che esso viene da Lei, ed è stato da Lei donato come segno e pegno della sua materna protezione.

            Ideato e confezionato generalmente dalle premure di una madre, l'abito implica sempre una forte carica di affettuosità. Basterebbe fermarsi un tantino a osservare una donna, futura madre, nell'atto di confezionare il vestitino al prossimo frutto del suo grembo. Non è difficile scorgervi un'invenzione del suo genio, una confezione intrisa di amore. Gli scrittori dell'Ordine non omisero di mettere in luce un aspetto così suggestivo dello Scapolare e lo presentano esplicitamente come "pegno d'amore", "espressione di materna predilezione", segno inequivocabile di una "affettuosa adozione" da parte della beata Vergine.

            Ma proprio perché delicata espressione di un amore materno, esso esige in chi lo indossa la risposta di un amore decisamente "filiale", fatto non solo di confidenza e di devoto attaccamento, ma anche di piena dedizione e di totale servizio.

            A livello di vita, dunque, lo Scapolare - come abito di Maria - deve costituire, come ricorda Giovanni Paolo II, "un indirizzo permanente della propria condotta cristiana". Un monito incessante di "rivestirsi" di Maria in modo analogo al "rivestirsi" di Cristo, raccomandato da S. Paolo.

            In effetti chi porta l'Abitino fa professione di appartenere alla Madonna. Si tratta di un'appartenenza che comporta, evidentemente, la dedizione totale di sé, cioè la "consacrazione a Lei .Donazione irrevocabile di sé, la consacrazione potrebbe ritenersi storicamente simile all'affidamento ("commendatio") che, secondo il sistema feudale, un figlio della gleba ("vassallus") emetteva nelle mani di un prescelto signore ("dominus") nell'intento di dedicarsi a rendergli omaggio ("obsequium") e di assicurarsene la protezione. E' evidente che, nel nostro caso, le finalità e gli scopi sono di ordine spirituale.

 

            Tale devozione, oltre che indossare giorno e notte lo Scapolare, non impone pratiche speciali; essa, perciò, è compatibile e adattabile a tutte le età e condizioni di vita. Come detto, essa punta di preferenza sulla maternità spirituale di Maria, nutrendosi di tutte le sue sfumature, secondo quanto Giovanni Paolo II mette bene in luce nell'enciclica Redemptoris Mater: materna presenza; materna funzione; materna mediazione; materno affetto; materno soccorso. Tutti aspetti, questi, che, a loro volta, suscitano nel cuore del credente sentimenti di tenerezza, confidenza e sereno abbandono. Desiderio di intimità, di condivisione della vita e di imitazione. Imitazione che, ovviamente, non significa riprodurre il tipo di vita di Maria, né, tanto meno adeguarsi all'ambiente sociale e culturale in cui si trovò, così diverso dal nostro. Significa, invece, parteciparne e riviverne, in quanto possibile, "lo spirito", cioè le disposizioni della mente e del cuore, con le quali accolse ed espletò la volontà del Signore.

            A livello pratico, come segno di dedizione e di appartenenza, l'Abitino costituisce un ricordo e un monito per evitare qualsiasi cosa non gradita a Maria: pensieri, fatti, risoluzioni contrarie al suo onore. In pari tempo dovrebbe positivamente condurre a Maria per dipendere da Lei e impegnarsi a essere suddito fedele.

 

            La dedizione-appartenenza alla Vergine, si esprime anche visibilmente attraverso l'aggregazione all'Ordine del Carmelo riconosciuto universalmente come "Famiglia di Maria". Chi porta l'Abitino, infatti, "viene aggregato come membro della Famiglia del Carmelo con l'impegno di viverne la spiritualità e di coltivare una sincera devozione alla beata Vergine secondo le caratteristiche del proprio stato di vita" (Giovanni Paolo II). La devozione alla Madonna del Carmine fa parte e sviluppa il carisma carmelitano che consiste in una tensione verticale, che, a partire dal distacco radicale ("nada") delle creature, si protende direttamente al Tutto ("todo"), il Creatore. Ne rispecchia ed alimenta le esigenze vitali che sono: l’ansia di Dio e l’appassionata ricerca della sua intimità nell'orazione. Ciò spiega perché il carmelitano, e chi indossando l'Abitino ne condivide la spiritualità, punta di preferenza su Maria quale Vergine purissima, preservata da ogni macchia di peccato, sicché fin dall'inizio mai ebbe impressa nell'anima immagine di creatura alcuna; su Maria Vergine umilissima, estranea ad ogni ripiegamento egoistico; su Maria Vergine fedelissima, custode nel cuore della divina parola, sempre e totalmente aderente alle disposizioni della Provvidenza.

           

            Il nucleo costitutivo della pietà mariana del Carmelo comporta un profondo senso di appartenenza a Maria, di radicale orientamento verso di Lei e di una  abituale dipendenza da Lei; il tutto espresso con la parola “consacrazione”, intesa come totale, fiduciosa, amorevole dedizione di sé a Lei - .

            Tale devozione non comporta, di per sé, pratiche particolari. Da questo punto di vista la devozione allo scapolare "è la più spoglia, la più sobria tra le devozioni mariane. Essa postula unicamente l'accettazione filiale di un segno da portare continuamente (l'abitino, appunto) e una sincera decisione di vivere cristianamente sotto la materna protezione di Maria. Più che su pratiche particolari la devozione alla Madonna del Carmine si fonda sul riferimento della propria vita a Maria, in un orientamento abituale pieno di affetto, di fiducia, di riconoscenza e di gioiosa adesione alla volontà del Signore.

            In quanto dono materno, lo scapolare è un segno sicuro della efficace protezione materna di Maria, sia in vita che in punto di morte e dopo morte. Giovanni Paolo II parla di "protezione continua della Vergine santissima non solo lungo il cammino della vita, ma anche al momento del transito verso la pienezza della gloria eterna".

           

            Portando di continuo l'Abitino, con lo sguardo rivolto a Maria, dispensatrice delle divine grazie, rinvigorisce sempre più la certezza di conseguire, per suo mezzo, quanto è necessario per compiere serenamente il nostro pellegrinaggio terreno e raggiungere la pienezza della vita. Di qui una spinta continua a rivolgersi a Lei con la semplicità del bambino e la serena certezza di chi si sente protetto dal suo perenne ed invincibile amore.

 

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