Leggimi la mano Chirologia

domenica 18 maggio 2025

Ritratto Psicochirologico di Gezabele al Giorno d’Oggi


 Ritratto Psicochirologico di Gezabele al Giorno d’Oggi

Mi avvicino alla mano di Gezabele come psicochirologo contemporaneo, non con lo sguardo del moralista, ma con l’intuizione di chi ascolta la storia impressa nella carne. Immagino la sua mano aperta davanti a me, forte, regale, con dita lunghe e affusolate, forse un po’ nodose per l’intensità delle lotte interiori e esteriori. La linea della Testa? Dritta, lunga, che corre veloce verso il monte del Mercurio: segno di strategia, intelligenza calcolatrice e parola seducente. La linea del Cuore? Alta, netta, ma staccata: controllo dell’affettività, amore condizionato dal potere. Il pollice, ampio nella falange della volontà, stretto in quella del giudizio: volontà di ferro, discernimento piegato ai fini personali.

Se Gezabele vivesse oggi…

Sarebbe una donna affascinante e controversa, forse CEO di una multinazionale, forse una leader spirituale alternativa, forse una figura politica capace di scatenare rivoluzioni simboliche. Il suo sguardo affilato conquisterebbe schermi e piazze. Sarebbe attaccata, idolatrata, fraintesa. Creerebbe alleanze tra mondi diversi, importerebbe visioni spirituali antiche nei sistemi moderni, e nel farlo spingerebbe i confini del tollerabile, sfidando le norme morali con carisma e ambiguità.

I social media l’avrebbero già etichettata: “la seduttrice”, “la manipolatrice”, “la femminista spietata”, “l’eretica spirituale”. Ma nella sua mano si leggerebbe qualcosa di più profondo: una solitudine interiore, forse un trauma antico, un senso di ingiustizia che la spinse a voler controllare tutto ciò che la circondava per non essere più dominata.

Chi è allora Gezabele, oggi?

Una donna che ha sfidato il patriarcato prima ancora che avessimo un nome per chiamarlo. Una regina straniera che ha cercato di innestare la sua cultura in una terra ostile. Una devota del sacro femminile — Baal e Astarte, forze primordiali di fertilità e potere — che si scontrò con un culto esclusivo e monoteista.

Nel linguaggio della mano, Gezabele è un arcano vivente: non la “strega” ma la Sacerdotessa ribelle, una linea del Destino incisa profondamente fino alla base del dito medio, segno di una missione vissuta fino in fondo — giusta o sbagliata che sia stata.

E io, leggendo la sua mano oggi, le direi:

“Non sono qui per giudicarti. La tua storia grida ancora sotto la pelle del mondo. Ma ascolta: il vero potere è quello che si trasforma. Se hai usato la voce per dominare, usala ora per guarire. Se hai sfidato gli dèi, puoi ancora ascoltare il tuo Dio interiore. Ogni linea, anche quella spezzata, può essere riletta come una via di ritorno. C’è sempre un sentiero verso la luce, anche per chi, come te, è nata nel fuoco.”

Gezabele rivive oggi in ogni donna che lotta per esistere tra i codici maschili di potere e i desideri di autodeterminazione. La sua mano, letta nel presente, ci interroga: “Il vero peccato è il dominio… o la paura della libertà?”


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