Lo Sfenoide: la Farfalla Nascosta del Volto e delle Mani Lo sfenoide nella mia Psicochirologia
Quando leggo una mano, non osservo soltanto il palmo e le sue linee. Il mio sguardo si estende al
volto, alle rughe della fronte, ai solchi che il tempo e le emozioni hanno inciso, ai nei che spuntano
come segni silenziosi. Tutto il corpo è un linguaggio, e lo sfenoide è la chiave segreta di questo
linguaggio.
Lo sfenoide come farfalla del cranio
Lo sfenoide non è un semplice osso. È nascosto al cuore del cranio, con le ali spiegate come una
farfalla o un uccello in volo. È la chiave di volta della nostra testa, un ponte invisibile che tiene unite
le altre ossa craniche, e al tempo stesso un centro vitale di vibrazione. La sua forma è simbolica:
due ali, un corpo centrale, e nel cuore di questo corpo la sella turcica, dove siede l’ipofisi, la
ghiandola maestra che regola il ritmo ormonale, la crescita, le emozioni, la vita.
Il respiro primordiale
Lo sfenoide si muove. Non lo vediamo, ma lo possiamo percepire. È lui che aziona il cosiddetto
Movimento Respiratorio Primario, un ritmo più antico del respiro polmonare, che inizia nel grembo
materno, al quinto mese di vita fetale, e che continua persino dopo la morte. Un respiro sottile, che
pulsa dalle profondità del cranio, scorrendo nel liquido cerebrospinale come una marea invisibile.
Quando leggo la mano, lo sento: è come se le vibrazioni dello sfenoide arrivassero fino alle dita,
scrivendo nei solchi della pelle ciò che la mente e il cuore non riescono a dire.
Le linee della fronte e le onde del mare
Le rughe della fronte sono eco di queste vibrazioni. Non sono soltanto segni dell’età, ma onde di un
mare interiore. Girolamo Cardano, nei suoi scritti sulla fisiognomica, parlava delle linee frontali
come di tracciati planetari, collegati a Saturno, Giove, Marte. Io le vedo come onde dello sfenoide,
che porta a galla pensieri, paure, desideri. Ogni linea, ogni piega del volto, è la manifestazione
esteriore del movimento interno di questa farfalla d’osso che vibra e canta dentro di noi.
Lo sfenoide come ponte tra mondi
Il mio lavoro da psicochirologo è questo: non fermarmi alla superficie, ma ascoltare il canto
nascosto dello sfenoide. Quando appoggio lo sguardo su una mano, io sento non solo la carne e le
linee, ma il respiro profondo dello sfenoide che scorre in tutto il corpo. È come udire un uccello a
metà del suo canto, o una foresta che mormora nel vento. Per me lo sfenoide non è mai solo un
osso. È un essere vivente, un ponte tra il corpo e l’anima. È la memoria dell’evoluzione scritta nelle
ossa. È la radice della postura e la chiave della concentrazione. È la farfalla che, battendo le sue ali
invisibili, manda un’eco nelle mani che leggo, nelle linee della fronte che osservo, nelle emozioni
che respiro.
Conclusione
Il corpo umano non è mai separato dalla natura: è natura piegata verso l’interno. E se impariamo ad
ascoltarlo, lo sfenoide ci parla: ci racconta di maree invisibili, di memorie evolutive, di un respiro che
non si spegne mai. E allora la mano diventa un libro vivente, il volto un paesaggio, e lo sfenoide il
Il corpo umano non è mai separato dalla natura: è natura piegata verso l’interno. E se impariamo ad
RispondiEliminaascoltarlo, lo sfenoide ci parla: ci racconta di maree invisibili, di memorie evolutive, di un respiro che
non si spegne mai. E allora la mano diventa un libro vivente, il volto un paesaggio, e lo sfenoide il
custode di un canto che ci unisce alla vita e all’universo.