La Teoria Polivagale in Psicochirologia e nella Lettura dei Tarocchi
Dott. Enrico Pallocca – Psicochirologo
Il nervo vago è il grande fiume nascosto che attraversa il nostro corpo: dal cervello al cuore, dai polmoni all’intestino. È il filo invisibile che unisce pensiero, emozione e corpo, il “sesto senso” della nostra spiritualità biologica.
Stephen Porges, con la sua Teoria Polivagale, ha mostrato che il nostro sistema nervoso autonomo non funziona solo come un interruttore tra attacco/fuga e rilassamento, ma come un’orchestra più complessa, con tre grandi vie:
- Dorsovagale: la più antica, che ci immobilizza quando il pericolo è estremo.
- Simpatico: che ci spinge alla lotta o alla fuga.
- Ventrovagale: la più recente, tipica dei mammiferi, che permette il legame sociale, l’empatia, il sentirsi al sicuro accanto a un altro.
Questa visione è rivoluzionaria: ci mostra che la sicurezza non è un concetto astratto, ma uno stato neurofisiologico. Senza sicurezza non c’è relazione, non c’è amore, non c’è crescita.
La mano come specchio del vago
Nella lettura della mano, io cerco i segni di queste tre vie. Una linea interrotta, un solco profondo, una tensione della pelle mi raccontano se la persona è bloccata nella rigidità della difesa, nella corsa dell’ansia, o se invece ha trovato un ritmo più armonico. La mano porta i segni del sistema nervoso come un papiro scritto nel corpo.
Quando osservo la mano destra, la considero come la “scrittura di Dio nel grembo materno”: lì leggo la nostra neurocezione più profonda, la capacità di riconoscere sicurezza o minaccia. La mano sinistra, invece, mi parla di come viviamo oggi quella memoria biologica: se siamo capaci di aprirci agli altri o se rimaniamo chiusi nella solitudine.
I Tarocchi come linguaggio del vago
La stessa dinamica avviene nella lettura dei Tarocchi. Ogni Arcano risuona con uno stato polivagale:
- Il Matto evoca l’immobilizzazione, la perdita di orientamento.
- La Torre richiama il sistema simpatico in piena attivazione, lo shock, la fuga.
- La Stella o Il Sole invece richiamano il ventrovagale: l’apertura, la fiducia, la connessione.
Leggere i Tarocchi dopo aver letto la mano significa unire due alfabeti dello stesso linguaggio: quello del corpo e quello dell’anima. Entrambi parlano del nostro bisogno di sicurezza, co-regolazione e appartenenza.
Psicochirologia e co-regolazione
Ogni incontro di lettura è un atto di co-regolazione. La mia voce, il tono, la presenza delle mie mani che accolgono quelle del consultante, sono già un invito al suo sistema ventrovagale a “sentirsi al sicuro”. Non è solo un gesto interpretativo: è un dialogo fisiologico, un rito di risonanza.
Quando una persona arriva a me con un vissuto di trauma, di ansia o di solitudine, la lettura della mano e dei Tarocchi non è solo predizione: è cura del campo mentale, è stimolo del vago, è riapertura al legame.
Dal corpo allo spirito
La Teoria Polivagale ci dice che la spiritualità non è un concetto lontano, ma un’esperienza incarnata. Quando respiriamo profondamente, quando preghiamo, quando stringiamo una mano con fiducia, stiamo già stimolando il nervo vago e riportando equilibrio.
In questo senso, la Psicochirologia è un ponte tra biologia e spiritualità: la mano diventa il luogo dove la teoria scientifica di Porges incontra la tradizione simbolica dei Tarocchi e la mia esperienza carmelitana.
Il nervo vago ci ricorda che non siamo fatti per stare soli. Leggere la mano è allora leggere la via per tornare a casa: nel corpo, nel cuore, nell’altro, in Dio.
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