Il Coaching Cognitivo nella mia lettura della mano
Durante i miei studi al Teresianum ho avuto il privilegio di frequentare il corso di Coaching Cognitivo guidato da padre Luis Jorge González, un cammino formativo che ha trasformato il mio modo di ascoltare l’altro. Quando leggo la mano di una persona, spesso accade che il consultante si apra, racconti emozioni, dubbi, ferite. In quei momenti, entra in gioco ciò che ho appreso: il silenzio che accoglie, la domanda che stimola, la parafrasi che riflette.
Il coaching cognitivo mi ha insegnato che ogni persona possiede già dentro di sé le risorse per superare i propri ostacoli. Il mio compito è solo quello di facilitare il processo, come un giardiniere che cura senza forzare, aiutando a fiorire. La mano diventa così una mappa non solo simbolica, ma anche cognitiva: ogni linea, ogni gesto, ogni parola condivisa si trasforma in un’occasione per aiutare l’altro a riscoprire la propria forza, a orientarsi nel proprio cambiamento.
Nel mio lavoro di psicochirologo, il Coaching Cognitivo è diventato una bussola invisibile. Mi aiuta a rispettare i tempi interiori della persona, a sostenere con delicatezza, a suggerire senza invadere. Come diceva Wendell Berry: “La mente che non è confusa non è viva. Il rischio è il cuore ostacolato, e quello che cerca la verità.”

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